(18 aprile 2018, Corriere della Sera Milano)  Un pannello colorato con la scritta «China-Italy design innovation week» copre lo scempio del posteggio tra via Cosenz e via Durando, nella Bovisa in festa per l’arrivo delle autorità cinesi. Le profonde e fangose pozzanghere sono un biglietto da visita da nascondere nel «welcome party» con parata istituzionale e installazioni di design, nel giorno dell’insediamento del Tus star, il più grande incubatore di imprese al mondo, emanazione della Tsinghua university, il «Politecnico» cinese, nuovo partner dell’omologo d’eccellenza milanese nonché nuovo proprietario di una parte del Bovisatech dell’architetto Mendini, rimasto inabitato per anni (e il cui gemello, pochi metri più in là, resta senza destinazione d’uso). Su via Durando fa ombra un ecomostro, scheletro di residenze in costruzione mai concluse, laddove doveva nascere una piazza verde e dove s’immaginò, nei vari progetti, anche il trasloco dell’Accademia di Brera con studentati, centri sportivi e servizi. Martedì è stata una giornata simbolo degli alti e dei bassi tra cui si muove il quartiere della Bovisa: da un lato, teatro di una «densità innovativa unica in Europa riconosciuta anche all’estero», spiega Davide Crippa, docente del Politecnico e responsabile delle mostre allestite con i talenti cinesi; dall’altro, imprigionata da oltre 20 anni di progetti poco (o forse troppo) lungimiranti, non ultima la succursale Triennale, tramontata a fine 2011.

Ma, martedì, forse si è arrivati alla svolta definitiva. Dall’assessorato all’Urbanistica assicurano che sono pronti i progetti di riqualificazione. Dall’operazione monstre verso i gasometri (la «Goccia») che comprende l’area tra le stazioni di Bovisa e Villapizzone, di giorno assai frequentate, di notte temibili, all’area di via Durando (ex sede della Ceretti Tanfani). «A giorni firmeremo la convenzione con la società Albatross» spiega Pierfrancesco Maran, per cui la Bovisa è un’area strategica e una «grande opportunità immobiliare». L’intervento prevede 15mila mq, divisi tra residenza libera, convenzionata e negozi di prossimità, con oneri che consistono nella realizzazione della «piazza verde» da 10mila mq e di una rotatoria all’incrocio Cosenz-Bovisasca, oltre alla sistemazione del «posteggio-piscina» di cui sopra. Intanto va avanti il progetto dello studentato su via Baldinucci mentre l’ex hotel di via Cosenz si trasformerà in 85 appartamenti.

Tappeti rossi, ragazze con splendide capigliature floreali, statue con scritte in latino zoppicanti («Fagta non verba») fanno da cornice a innovativi macchinari, droni, telecamere subacquee, tute aerospaziali e altre avanguardistiche diavolerie protagoniste di un evento non a caso pianificato al debutto della Settimana, nel neonato Bovisa design district (20 location tra università, locali notturni e laboratori dei giovani creativi), l’unico distretto permanente della città, dato che il Politecnico qui vanta Scuola di design, Polihub e Polidesign e attorno sono nate nuove realtà creative artigianali a vocazione tecnologica come Makershub (che per il fuorisalone ospita l’iniziativa «A letto con il design»), Ideas, Fablab e Polifactory nonché la rete InBovisa. «Makershub è un progetto nato da nostri studenti, premiato dalla Ue e dalla Regione: ne andiamo orgogliosi» spiega Francesco Zurlo, vicepreside di Design.

«Cinquanta milioni di euro per iniziare: solo a Milano abbiamo investito tanto» annuncia Yuan Wei, presidente della holding che ha acquistato l’area e che, con Fondazione Politecnico, ha formato la società Sidera. È il prologo di altri investimenti in aziende, tramite un fondo con altri investitori. Al seguito c’è Chen Xu segretario del Partito per la Tsinghua. Regala al sindaco Giuseppe Sala una sciarpa con un uccello portafortuna, con Sala che benedice l’operazione promettendo il rilancio della periferia. «Un proverbio cinese dice che una roccia dopo l’altra forma un monte» dice Chen Xu. Conferma il prorettore per la Cina, Giuliano Noci, promotore 15 anni fa della strategia sinofila: «Grazie ai cinesi ho imparato che questo non è un punto d’arrivo ma un punto di partenza». E che, conclude il rettore del Politecnico, Ferruccio Resta, «farà crescere la cultura dell’innovazione, la città e il quartiere».

di Giacomo Valtolina